Associazione Musicale
Rossini a.p.s. - Savona

BREVE STORIA DELLA CHIESA

La parrocchia di S. Giovanni Battista, nota anche come chiesa di S. Domenico, deve questa doppia denominazione proprio alla sua storia.

Nel 1567 il vescovo di Savona Giovanni Ambrogio del Fiesco, della nobile famiglia dei Fieschi, pose la prima pietra di questa chiesa.

La parrocchia di S. Giovanni Battista, nota anche come chiesa di S. Domenico, deve questa doppia denominazione proprio alla sua storia.

Nel 1567 il vescovo di Savona Giovanni Ambrogio del Fiesco, della nobile famiglia dei Fieschi, pose la prima pietra di questa chiesa.

Questo gesto permise all’Ordine dei Frati Predicatori  (i Domenicani) di  ricostruire il loro convento e la chiesa in quanto erano stati allontanati dal loro primitivo insediamento posto sulla rocca del Priamar, dove, la chiesa è stata messa interamente in luce, così come buona parte dei due grandi chiostri.

Certamente doveva trattarsi di un complesso conventuale molto importante, anche se la ricostruione qui riprodotta non corrisponde alla realtà storica, in quanto colloca il complesso domenicano non nella posizione originaria, ma nella contrada cosiddetta del «Muretto», dove i Domenicani vi rimasero per pochissimo tempo (infatti iniziarono a costruire una nuova chiesa, ma la dovettero lasciare incompiuta perché troppo vicina alla fortezza), fino al definitivo trasferimento nella Fossalvaria (attuale via Mistrangelo).

La scelta dell’attuale luogo dove venne costruita questa chiesa non è occasionale.

Nella contrada di Fossavaria o Fossalavaria (attuale via Mistrangelo) il marchese savonese Girolamo Spinola, aveva dei terreni (proprio dove si trova la chiesa oggi) che donò a “fra Michele” Ghisleri (nato Antonio Ghislieri (1504 – 1572),  un domenicano che a Savona, per molti anni, aveva insegnato teologia (foto a sinistra).

Questo frate diventerà papa, nel 1566  con il nome di Pio V (foto a destra) . Quando i padri domenicani di Savona, privi di chiesa e convento, chiedono a lui un aiuto, Pio V concede la sua proprietà e loro iniziano la costruzione del loro nuovo insediamento.

Il complesso prende il posto di un’antica chiesetta (“precettoria” dell’anno 1204 circa) dedicata a S. Antonio abate , con annesso ospedale, abbattuta unitamente ad alcune casette situate sulla collinetta di Monticello (subito al di sopra dell’attuale chiesa) per permettere la costruzione della nuova chiesa e convento.

La chiesa di S. Domenico, era molto sobria e di semplice, a tre navate, con due cappelle al fondo della navata centrale, ciascuna di queste due cappelle era sormontata da una cupola.

Le navate erano sostenute da grandi pilastri non ad arco tondo (come sono oggi), senza alcun fregio e non vi era la cupola nella navata centrale, inserita molto dopo.

L’interno, come si è detto, era molto sobrio, senza particolari decorazioni salvo nelle due cappelle laterali (quella di sinistra dedicata al SS Sacramento e quella di destra dedicata alla Madonna del Rosario) molto ricche in fregi marmorei e notevoli pitture (vedi foto durante la visita della chiesa).

La volta aveva solo pochi affreschi raffiguranti santi che appartennero all’ordine dei Domenicani (dopo la ristrutturazione se ne sono perse le tracce).

Visione esterna della chiesa

La facciata completata molto dopo l’edificazione della chiesa (1735) è in forme barocche molto sobrie ha due ampie finestre a losanga sopra le porte minori, mentre tre finestre variamente sagomate poste nella parte alta permettono alla luce di rischiarare tutta la chiesa (qui accanto una fotografia dei primi del 900 e una della facciata attuale).

In alto (poco visibile a occhio nudo) un riquadro sporgente porta la scritta “D.O.M. Et tu Domine fecisti eam”. Sopra la porta principale è visibile il tradizionale stemma dei Domenicani: un cane con una fiaccola in bocca.

Fregio domenicano1
Fregio domenicano e portone1

Da S. Domenico a S. Giovanni Battista

I Domenicani restarono nel loro convento e custodirono la chiesa fino al 1813 quando Napoleone abolì tutti gli ordini conventuali e anche loro lasciarono Savona. Il convento, rimaneggiato, divenne sede di caserma militare (venne quasi completamente distrutta in un bombardamento aereo della II guerra mondiale e poi definitivamente demolita negli anni sessanta del secolo scorso) mentre la chiesa prese il nome di Parrocchia di S. Giovanni Battista.

Infatti la primitiva parrocchia di S. Giovanni Battista aveva sede poco oltre, quasi accanto all’omonima porta cittadina, sita al fondo di via Mistrangelo verso l’attuale piazza del teatro.

Di questa antica chiesa sono ancora visibili alcuni fregi nel palazzo sull’angolo di via Mistrangelo al civico 3 e una colonna si trova nel chiostro della Cappella Sistina di Savona accanto al duomo (+FOTO). Questa chiesa in principio era nata come Commenda dei Cavalieri di Malta e comprendeva, oltre la chiesa, anche un ospedale e un cimitero.

Il 10 agosto 1813 venne redatto l’atto costitutivo della parrocchia di San Giovanni Battista nella chiesa di San Domenico, parrocchia che verrà retta da un “parroco inamovibile” come scritto nella bolla pontificia di Paolo V [Camillo Borghese (1552 – 1621)] del 28 gennaio 1608.

Visitiamo la chiesa

La primitiva struttura della chiesa, austera e semplice, venne gradualmente sovvertita a partire dal 1813.

La primitiva struttura della chiesa, austera e semplice, venne gradualmente sovvertita a partire dal 1813. Le colonne furono aggiunte negli interventi di fine Ottocento e negli archi vennero inseriti altorilievi di Antonio Brilla, sedici altorilievi con figure angeliche. Nel 1910, nella navata centrale venne inserita la cupola ottagonale progettata dall’arch. Nicolò Campora. Per fare questo intervento venne spostato l’affresco “la gloria di san Domenico” del pittore savonese Paolo Gerolamo Brusco (detto “il Bruschetto” 1742-1820) che venne  posto sopra la porta principale.

Anche gli altari laterali subirono varie trasformazioni.

Seguiamo i numeri della mappa

(Rif.1 della mappa) Cupola centrale e facciata:

La cupola del 1910 è su progetto dell’arch. Campora con affreschi di Raffaello Resio (detto “pittore degli angeli”).

La facciata (1735) è rococò, con quattro finestre che permettono una buona illuminazione interna

Della facciata si è già parlato prima

(Rif.2 della mappa) Fonte Battesimale:

gruppo marmoreo di Antonio Brilla.   

Sopra la fonte: tela con Apparizione N.S. Misericordia al contadino Antonio Botta(1536) di Bartolomeo Guidobono 

(Rif.3 della mappa): Altare di S. Nicolò di Bari

opera di Carlo G. Ratti (1770) che risente dell’influsso del suo maestro Mengs e legata alla cultura figurativa del ‘600

(Rif.4 della mappa) Altare “delle anime”:

nella nicchia: Crocifisso ligneo erroneamente datato del XVII secolo e di autore ignoto ma di grande impatto visivo per la sua “rudezza espressiva” (in passato si era pensato fosse di cartone romano. In realtà il restauro eseguito nei primi anni Duemila ha messo in luce che si tratta di un Crocifisso svuotato parzialmente all’interno, secondo una tecnica in uso alla fine del Quattrocento. Per questo sembrava leggero e non di materiale ligneo. La notizia importante emersa con gli studi è che non si tratta di un’opera seicentesca, ma della fine del Quattrocento, e quindi probabilmente proviene dalla antica chiesa posta sul Priamàr)

Piola Paolo Girolamo

(Rif.5 della mappa) Altare di san Domenico:

sopra la mensa tela con immagine del Santo fondatore dell’ordine, opera di Paolo Gerolamo Piola (1650). Vi si rappresenta “il miracolo di Soriano”. L’autore esprime l’ambiente con un linguaggio estremamente contenuto nella simmetria e nella sobria eleganza delle figure.

(Rif.6 della mappa) Cappella SS Sacramento:

di notevole interesse artistico per le opere pittoriche, il pregio dei marmi e la gentile cromia della cupola.

sopra l’altare: pregevole tela (1532-1535) della “natività o adorazione dei pastori” di Antonio Semino (1483 -1559). Il semino elabora temi della pittura ligure ma specie nei pastori e nei paesaggi si intravvede anche l’influsso fiammingo. Con le case, le rocce, il mare e i castelli il Semino ha lasciato in questa tela il più bel fondo di paese dipinto a Savona nel cinquecento.

Ai lati dell’altare due ovali marmorei: “Fuga in Egitto” e “Gesù disputa con i dottori” forse della bottega genovese degli Schiaffino (sec. XVIII)

A sinistra.

A sinistra. “Madonna e Santi” di Teramo Piaggio (1536). Si notino in basso a sinistra il ritratto del committente (Bartolomeo Delfino) con la moglie. Alcuni anni fa, il noto critico d’arte Antonio Sgarbi ne fu particolarmente colpito, ritenendola opera di particolare pregio, smentendo alcune voci contrarie.

È  il caso di sottolineare che sia questa sia il Presepe del Semino provengono dalla chiesa del Priamàr]

A destra: “presentazione al Tempio” di autore ignoto (siglata con “1600 O.H.P.) Si noti il contrasto tra le rigide figure maggiori decisamente austere (una in abiti simil-veneziani) e i due putti (in atteggiamento furbetto e provocante)

Cupoletta ottagonale del ‘700 con stucchi dorati su fondo grigio e verde

SS sacramento. fuga in egitto2

(Rif.7 della mappa) pulpito:

Il pulpito marmoreo è del 1885 su disegno di Angelo Cortese (architetto savonese). Ottagonale, in marmi misti intarsiati in stile neorinascimentale. Gli specchi sono decorati a motivi geometrici e alternati a colonnine. Fusto pure ottagonale con piede decorato. Sono inseriti fregi di marmo opaco (ad imitazione di marmi antichi), fra cui la figurina di un putto alato ad altorilievo, al centro della facciata principale, con funzione di cariatide.

Il pulpito venne eseguito nell’ambito dei vasti lavori di abbellimento dell’edificio, fra cui il pavimento marmoreo e, successivamente, l’inserimento delle colonne a fianco dei pilastri, l’apertura della cupola e l’intera decorazione ad affresco.

(Rif.8 della mappa) altare maggiore: 

fonti documentali viene citato un tabernacolo ligneo posto su questo altare. Probabilmente la sua sostituzione con quello attuale marmoreo comportò, nel Settecento, l’inserimento del gradino superiore.

Sotto il piano della mensa, il simbolo dei “Fratelli domenicani”: un cane con una torcia in bocca. 

Di particolare pregio il crocifisso ligneo, proveniente dalla Confraternita della SS: Trinità e attribuito a Anton Maria Maragliano e bottega

 

(Rif.9 della mappa)  A sinistra dell’altare maggiore:

tela di Carlo Giuseppe Ratti (1737-1795) “approvazione dell’Ordine dei Domenicani” per opera di Papa Onorio III nel 1216

(Rif.10 della mappa) Abside, coro e organo:

coro ligneo di aspetto assai modesto del 1625 con rifacimenti posteriori. Negli stalli inferiori è barocco mentre nelle parti più vicine all’abside ha segnali neoclassici.

Catino dell’abside: Poco più oltre lo stesso autore dipinse anche la “gloria dei domenicani” che ora è posta sopra la porta principale quando al suo posto venne inserita la cupola.

 

Sotto il dipinto la statua bronzea di S. Giovanni Battista (1932) del romano Ernesto Gazzeri (1866–1965). Un’opera piuttosto imponente nella sua vigorosa plasticità. La statua prende il posto alle primitive canne del primo organo e la sua tastiera. Nella stessa sede si trovava una piccola balconata che ospitava la cantoria.

Tra la statua e il coro ligneo si trova un polittico a scomparti dove sono raffigurati in due grandi finte nicchie S. Antonio di Firenze e S. Alberto Magno. Attorno alle due nicchie  grandi, altre sei piccole finte nicchie, su due piani.  Nell’ordine superiore tre santi (fra cui un martire e il Battista) e in quelle inferiori tre santi domenicani. Le immagini sono realizzate su tela applicata al legno mentre le cornici delle finte nicchie sono indorate. L’opera è cinquecentesca ma ha subito numerosi rimaneggiamenti. Probabilmente erano tavolette separate che sono state assemblate recentemente (fine ‘800) su tavole settecentesche a sua volta affrescate come si vede nel retro, dove si distinguono S. Tomaso d’Aquino e S. Giacinto.

L’organo attuale è di recente costruzione: risale infatti al 1930 con inaugurazione nel 1932. Opera di Domenico Mavestio e figli, organari originari del Veneto e trasferiti in Liguria dopo la prima guerra mondiale. Ha due tastiere e la trasmissione è pneumatica. attualmente in attesa di restauro.

Catino dell’abside: il savonese Paolo Gerolamo Brusco dipinse il “transito di San Domenico” di pregevole fattura secondo la critica d’arte. Il Santo muore il 6 agosto 1221 non ancora cinquantenne. Nell’affollato scenario i religiosi sono in attonito silenzio davanti alla figura del loro fondatore morente. Poco più oltre lo stesso autore dipinse anche la “gloria dei domenicani” che ora è posta sopra la porta principale quando al suo posto  venne inserita la cupola.

(Rif.11 della mappa)  A destra dell’altare maggiore:

una fedele replica, con limitate modifiche, della tela di Lionello Spada nel S. Domenico di Bologna] raffigurante la “messa al rogo dei libri eretici da parte dei Domenicani” che ricorda l’attività predicatoria di S. Domenico eseguita appunto contro gli eretici

(Rif.12 della mappa)   Cappella del rosario:

si tratta di una significativa opera realizzata da Stefano Sormano e dal carrarese Giovanni Lombardelli, mentre la coppia di angeli è opera di Lorenzo Redi, del tutto simile nella costruzione a quella del SS. Sacramento. Racchiude sopra l’altare la statua della Madonna (sec. XVI, di autore ignoto) di aspetto molto elegante dato dalla tonalità calda dei marmi utilizzati. La statua è sormontata da angioletti paffuti, festanti e di aspetto molto infantile. Attorno alla nicchia i “misteri del rosario” ovali in marmo bianchissimo di Francesco Schiaffino (1689-1763). la volta è riccamente affrescata con toni caldi e molto oro.

(Rif.13 della mappa)  sulla parete sinistra: tela di Carlo Giuseppe Ratti (1737-1795) “morte di Maria”.

La Madonna è raffigurata nel suo “transito” assistita dagli apostoli e illuminata, nel viso, da una luce divina. Il Ratti in questo quadro ha certamente manifestato il meglio della sua capacità pittorica utilizzando le forme e i colori in maniera molto sapiente.

(Rif.14 della mappa):

sulla parete destra: tela di Carlo Giuseppe Ratti “Nascita e di Maria”

(Rif.15 della mappa) Altare dedicato a S. Tomaso d’Aquino

Il Santo è raffigurato nella tela di Carlo Giuseppe Ratti (1737-1795). Alla base della tela si legge oltre al nome dell’autore anche l’anno di esecuzione dell’opera (F.A. 1780, cioè Fece nell’Anno 1780). Il Dottore della Chiesa è raffigurato ispirato alla vista del crocifisso che la Vergine gli indica con il gesto della mano. Sul leggio le più importanti opere di S. Tomaso (Contra Gentes, Catena Aurea e la Summa). A destra di chi guarda, una figura demoniaca che si contorce per l’azione di un angioletto con un tizzone ardente a simboleggiare la sconfitta del demonio che ha attentato alla fede di S. Tomaso. Opera di grande rilievo dell’autore sia per padronanza dei colori sia per la distribuzione delle figure rappresentate.

(Rif.16 della mappa) Altare dedicato a S. Antonio da Padova:

il santo è raffigurato in posizione adorante. La statua lignea contenuta in una nicchia protetta da vetro è di Carlo Giuseppe Ratti. E’ di grande impatto votivo ma di poco valore artistico. Ristrutturata forse da Antonio Brilla alla fine dell’800.

(Rif.17 della mappa) Altare dedicato a S. Vincenzo Ferreri

Il santo spagnolo (1346-1419), domenicano, è stato anche a Savona, nel 1405, e dal pulpito dell’antica cattedrale sul Priamar aveva predicato contro il degrado del secolo.

Qui è raffigurato a Valenza, dove era nato, nell’atto di compiere uno dei suoi tanti miracolo: un giovane muratore sta cadendo da una impalcatura e il santo lo “trattiene a mezz’aria” mentre chiede al superiore il permesso di farlo arrivare a terra incolume. Nella tela di Giovanni Agostino Ratti (1699-1755) si notano elementi di teatralità importanti specie nel volto preoccupato e serio del priore contro un’espressione quasi infantile del Ferreri, mentre sembra attendere l’autorizzazione del superiore per togliere il giovane malcapitato dalla scomoda posizione “a mezz’aria”. La tela è firmata e datata dal Ratti che la eseguì a Genova: “Ioan. Augustinus Rattus pictor Savonen – faciebat Ianue 1749 aetatis sue annor 50” [analoga iscrizione la troviamo in altro quadro nella chiesa di S. Andrea]

(Rif.18 della mappa) Altare dedicato a S. Biagio

nel quadro di Stefano Robatto (1649-1733), è raffigurato san Biagio che fu vescovo di Sebaste (antica capitale dell’Armenia).Il dipinto rappresenta il più importante dei miracoli del santo nel momento in cui salva un fanciullo soffocato da una lisca di pesce conficcata nella gola. Per questo gesto nella tradizione popolare san Biagio è protettore delle malattie della gola. Anche in questo quadro abbiamo la “firma” dell’autore, Stefano Robatto (1649-1733). Vi si legge “Stefanus Robatto p.t. – Ratto Junior repinsit 1790” a significare che Carlo Giuseppe Ratti restaurò l’opera del Robatto. Il quadro non venne accolto benevolmente dalla critica per una certa rigidità espressiva salvo la figura della madre, che presenta al santo, con gesto supplichevole, il fanciullo sofferente.

(Rif.19 della mappa) Contro-facciata: “Gloria di S. Domenico”

affresco di Paolo Gerolamo Brusco (1742-1820), detto anche “il Bruschetto” già presente nel sancta sanctorum dell’abside e poi traslocato dopo la costruzione della cupola. L’opera  venne trasferita nella sede attuale per far posto alla cupola. Lo spostamento, tecnicamente non facile, è ricordato nella lapide accanto alla porta centrale, venne eseguito con ardita maestria dal milanese Venceslao Bigoni.

(Rif.20 della mappa) Volta della navata centrale: episodi della vita di S. Giovanni Battista

affreschi di Lazzaro De Maestri (1840-1910) che iniziò i suoi lavori dal 1897, mentre gli angeli sono di Luigi Gainotti (1859-1940) e le quadrature di Domenico Buscaglia (1828-1919). Nella cupola centrale alcuni angeli del genovese Raffaello Resio ( 1854-1927) unitamente alla quattro virtù teologali (Prudenza, Giustizia, Virtù e Temperanza). Le colonne sono state decorate sempre dallo stesso Gainotti, mentre le decorazioni delle volte delle navate sono del savonese Giacomo Morando eseguite intorno al 1925.

Caro Ospite

qui si conclude la visita della chiesa di S. Giovanni Battista in S. Domenico.

Speriamo di averti ancora con noi.

Se puoi lasciare un piccolo contributo sarà utilizzato per aiutare i più deboli. Grazie

can. Piero Giacosa

parroco

Fonti storico-artistiche: Ufficio Beni Culturali e Artistici della Diocesi Savona-Noli con la supervisione del prof. Carlo Varaldo (Professore ordinario di ‘Archeologia medievale’ presso l’Università degli Studi di Genova)

Materiale fotografico: Filippo Giusto

Grafica: Ugo Folco & Denis Pirra

Dominio: “Associazione Musicale G. Rossini atp – Savona”